TROTA

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  1. bradyyy
     
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    In occasione dell'apertura di questi giorni apro questa discussione con schede sulla trota che aggiornerò man mano integrando con le tecniche e le esperienze di pesca che farò nei prossimi giorni...

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    Le specie e sottospecie della trota fanno tutte parte della famiglia Salmonidae di cui fanno parte oltre alle trote anche i salmoni e i salmerini. Tutte queste specie si trovano principalmente nelle acque fredde dell' emisfero nord.
    Arriviamo ora a parlare delle trote che presentano un corpo fusiforme che permette un elevata potenza sviluppata nel nuoto. La bocca, piuttosto ampia, presenta dei denti robusti e numerosi distribuiti sulle mascelle, sul vomere, sulla lingua e sulle ossa del palato. Una caratteristica distintiva delle trote e dei salmonidi in genere è la pinna posta sul dorso tra la pinna dorsale e quella caudale chiamata pinna adiposa. La pinna caudale (vale a dire la coda) è di tipo omocerco, cioè con i lobi simmetrici, ampia e con margine concavo. Le squame si presentano piccole piccole, di tipo cicloide, con il bordo posteriore liscio e una striatura concentrica. Nelle acque d’Italia troviamo le specie della trota iridea (Oncorhynchus mykiss, ex Salmo gairdneri), e le trote di acque fredde la Salmo trutta con le tre sottoaspecie la fario (Salmo trutta fario), la marmorata (Salmo trutta marmoratus), e la trota sarda (Salmo trutta macrostigma). In Italia troviamo anche il carpione del Garda (Salmo carpio).



    TROTA IRIDEA

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    La trota iridea (Oncorhynchus mykiss) è stata introdotta in Europa intorno al 1880 e in Italia all' inizio del 1900 ed è un pesce originari dell' America nord - occidentale. L' iridea presenta un capo di dimensioni più ridotte rispetto alla trota di fiume (fario, marmorata); il dorso è di colore verdastro più o meno scuro e sfuma nel bianco verso il ventre; lungo i fianchi è presente una fascia rosata. Sul corpo sono rilevabili piccole macchie nere che interessano principalmente la pinna dorsale e quella caudale. Dal punto di vista biologico non differesce molto dalla trota europea se non per il periodo riproduttivo che cade tra il finire dell' inverno e inizio primavera e per la durata dell' incubazione delle uova , che è di circa 30gg a 10°C. Inoltre presenta una maggiore capacità di adattamento anche a condizioni ambientali difficili; questa caratteristica che l' ha resa la specie ittica più allevata nel nostro paese. Si adatta bene alle nostre acque ma deve essere continuamente immessa perchè praticamente non si riproduce.
    Per quanto riguarda l’Alimentazione è più vorace della Trota Fario anche se ha le stesse abitudini alimentari: larve e insetti (specie nel primo stadio giovanile), vermi, crostacei, avannotti e pesciolini (anche della stessa specie); uova d'altri pesci.
    Rispetto alla Trota Fario, è d'indole meno pigra e diffidente, infatti lascia più volentieri la tana per andare a caccia di cibo, attaccando i branchi di pesciolini.
    Può raggiungere gli otto chilogrammi di peso e la sua alimentazione si può praticamente dire onnivora.

    Per quanto riguarda il comportamento bisogna differenziare il metodo di pesca tra il torrente e il laghetto dove a differenza dei torrenti bisogna pescare sempre sopra i grandi branchi che si formano in determinate posizioni a seconda della stagione. Infatti in torrente la temperatura dell’acqua è pressoché uniforme come la posizione delle trote; in laghetto invece la temperatura cambia a seconda delle stagioni e, se il laghetto è artificiale, nemmeno il fondale è uniforme. Bisogna perciò cercare la sua posizione in base ai principali motivi che la fanno spostare come ad esempio esigenze alimentari, riproduttive, temperatura dell'acqua, livello di ossigenazione o esposizione al vento.
    Per quanto riguarda il torrente le zone in cui le iridee sono più frequenti sono le acque schiumose, ai margini delle correnti più forti, oppure dietro i sassi; rispetto alla trota fario, l’iridea si dimostra più mobile e predilige le correnti uniformi e non troppo violente dove può anche condurre una vita di gruppo. Per pescarla la cosa più importante da curare è la rotazione dell’esca, innescate due camole del miele oppure anche l’accoppiata camola-uova di salmone se si può in modo che girino. E’ più facile che la si trovi in fondo alle buche e ai limiti delle mollaie.

    TROTA FARIO

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    La trota fario (Salmo trutta fario) ha un muso piuttosto piatto, la bocca ampia con osso mascellare che giunge fin sotto l' occhio e denti uncinati sul vomere. La taglia media è di 25 cm e può raggiungere i 50 cm. La pinna adiposa è arretrata , mentre quella caudale è quasi tronca. Il colore della livrea è variabile, di solito il dorso è grigio scuro, con tonalità verdastre, e sfuma nell' argento sui fianchi; il ventre è bianco. Sui fianchi sono presenti numerose macchie nere di forma più o meno tondeggiante; sovente a queste si mescolano anche macchie di color rosso-aranciato. Le pinne sono di colore grigio - verdastro. Le macchie nere e quelle rosse spesso sono presenti anche sulla pinna dorsale e sulla adiposa. Vive in acque fredde (temp.12°C) di buona qualità e sufficientemente ossigenate. Si riproduce durante la stagione autunno-invernale su fondo ghiaioso e ciottoloso. Il regime alimentare è spiccatamente carnivoro (insetti, crostacei e pesci di dimensione variabile). Si alimenta soprattutto di vermi, insetti, crostacei e, in età adulta, anche di pesciolini. Tutti pensano che il momento migliore per andare a pescare la fario sia la mattina presto; questo in estate, ma durante le prime settimane dall’apertura la trota a causa della bassa temperatura dell’acqua, tende ad uscire dalla tana quando il sole incomincia a scaldare l’acqua. Da aprile a maggio, quando la massa d’acqua dei torrenti è più corposa, la Fario inizia ad abbandonare la tana poichè il pesce uscito dall’inverno e dal periodo della riproduzione vuole recuperare tutto il peso perduto e si ciba voracemente. Con l’inizio dell’estate, i livelli dei corsi d’acqua calano e la temperatura si fa alta. La fario la troviamo la mattina presto o la sera. In ogni caso le condizioni migliori per la pesca della fario sono quelle che seguono un temporale quando si smuove il fondo e l’acqua s’intorbidisce.

    TROTA MARMORATA

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    La trota marmorata (Salmo trutta marmoratus) differisce dalla trota fario per i denti del vomere, disposti su un' unica serie rettilinea, e dal colore fondamentalmente grigio-argenteo con ornamentazioni nerastre o nero-verdastre disposte in una sorta di marmoreggiatura (da qui il nome). Sono presenti macchie nere sul capo e sulla pinna dorsale. E' il maggiore dei salmonidi italiani, in quanto è in grado di raggiungere e superare i 10 kg e il metro di lunghezza. Si possono trovare trote marmorate "pure" oppure esemplari ibridi con le fario. Questi ibridi sono facilmente riconoscibili per una maggior tendenza all’aspetto da marmorata e per i denti. Si riproduce naturalmente nelle nostre acque e può raggiungere oltre un metro di lunghezza e un peso di venti chili, come hanno dimostrato catture effettuate nel Ticino. La trota marmorata è una vorace carnivora, si nutre solitamente di piccoli pesci, mentre da giovane non disdegna insetti acquatici e vermi.

    TROTA MACROSTIGMA

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    In Italia (Sardegna, Corsica e Lazio) è presente anche la trota Macrostigma la quale vive nei fiumi di collina e di pianura caratterizzati da acque poco correnti con una temperatura compresa tra i 10-15 °C. Tali corsi d’acqua originano di solito da risorgive situate ai piedi di sistemi montuosi carsici.
    Oggi le popolazioni di trote Macrostigma si sono molto ridotte rispetto al passato sia a causa della pesca indiscriminata eseguita a volte con metodi illegali. La trota macrostigma solitamente raggiunge la lunghezza di 40-50 centimetri ed il peso di 1,5 kg., sebbene sono oggetto di catture esemplari anche superiori ai cinque kg. La livrea della macrostigma presenta una macchia opercolare nera, delle macchie oblunghe disposte trasversalmente lungo il corpo e limitatamente anche delle macchie nere sui fianchi orlate di bianco.
    La forma del corpo è più tozza della fario e il ventre si presenta sul grigio con l’addome bianco.

    LA PESCA CON IL PIOMBINO
    Se vogliamo insidiare le trote presenti nei tratti del sottoriva la tecnica migliore è quella con microbombarde, sbirulini e piombini da tremarella tipo torpille.
    L’attrezzatura è composta preferibilmente da canne sui 3.50-4.00 mt. non troppo potenti(diciamo con una capacità di lancio fino a 20 gr.) e mulinelli caricati di un buon 0.20.
    Le montature che si adoperano con questo tipo di attrezzatura non differiscono molto l’una dall’altra e saranno principalmente composte da:una zavorra(piombini, torpille, vetrini), una girella tripla per eliminare le torsioni del finale durante il recupero, un finale più piccolo della lenza madre (di solito con un carico di rottura mai superiore all’80% della lenza madre) dai 60 cm in su, ami della misura n°4 o 5 per i vermi e i caimani, n° 8 o 9 per chi volesse utilizzare le camole.

    Il recupero dovrà essere effettuato con movimenti dell’esca vari e adescanti, così da stimolare l’istinto aggressivo della trota.
    Quindi dovremo alternare recuperi a pause, recuperi regolari e tratti di tremarella per far compiere all’ esca scatti improvvisi.
    Se le abboccate cominciano a diminuire è consigliabile spostarsi orientandosi con la direzione del vento e con le bollate.
    Una volta allamato il pesce, il modo più redditizio per salparlo è di forzarlo all’inizio per portarlo in superficie e farlo pattinare sull’acqua. Sarebbe conveniente avere sempre a portata di mano un guadino.

    LA PESCA CON LA PENNA DI PAVONE
    La pesca con la penna di pavone è tecnica adattabile a qualsiasi stagione che ci permette di esercitare azioni di pesca differenti. Potremo infatti praticare una pesca da fermi mantenendo il galleggiante immobile, oppure un tipo di pesca più dinamica con pause e recuperi brevi lenti o veloci.
    Il vantaggio fondamentale è che una volta capito la profondità dove stazionano le trote potremo mantenerla durante i lanci successivi in modo da non compiere passate a vuoto. Ci consente inoltre di poterci fermare durante il recupero in caso di abboccata senza che il piombo trascini l’esca verso il fondo.Il filo in canna non conviene che sia superiore allo 0.20. Sulla lenza madre inseriamo la penna di pavone.Come zavorra utilizzeremo una torpilla che tari la penna intorno all’80% del carico di modo che la penna ferma sia visibile da grande distanza, per esempio con una penna da 6gr. Usiamo una torpilla da 5gr. Dopo il piombo inseriamo un gommino salvanodo e una girella tripla per assicurare la rotazione dell‘esca. Finale della lunghezza non inferiore ai 50cm. L’amo verrà scelto a seconda dell’esca diciamo intorno all’8 per la doppia camola.L’azione di pesca più efficace consiste solitamente nel lanciare in mezzo al lago mettendo in tensione la lenza, di modo che il finale scenda in profondità cominciando subito a ruotare. Il recupero deve essere effettuato alternando di scatti, recuperi più o meno regolari e pause.

    Edited by bradyyy - 28/2/2006, 17:10
     
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  2. Salso87
     
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    nn e ke hai anke qualke skeda su tinca e carpa?
     
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  3. sico87
     
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    salso cerco qualcosa .. ;)
     
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  4. ALE ANGLER
     
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    OTTIMA SCHEDA COMPLIMENTI
     
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3 replies since 26/2/2006, 15:58   1203 views
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